Che tipo di hosting è preferibile per i nostri siti? Quali sono i problemi dei webmaster nella scelta del provider? Per provare a rispondere a queste domande qualche settimana fa abbiamo promosso un piccolo sondaggio assieme agli amici di Webhouse: si trattava di rispondere ad una serie di semplici domande, sottoponendole ad un gruppo di contatti diretti ed amici, che ci potessero dare l’idea di quelle che sono una buona parte delle tendenze attuali nella scelta di un hosting.
Bisogna premettere che, di solito, la scelta di un provider dovrebbe dipendere da fattori prettamente tecnici: al di là di quelle che sono le richieste specifiche per far funzionare il sito (MySQL, PHP, ecc.), ci sono fattori legati al calcolo degli uptime medi, alla competenza dell’assistenza, alla ridondanza della connettività di rete, alle prestazioni delle macchine utilizzate come server e, non ultimo, dal sovraffollamento di più siti sulla stessa struttura. Se un provider ospita pochi siti di qualità, ad esempio, può offrire delle prestazioni decisamente superiori rispetto a quelle di un servizio molto sfruttato – a parità di connettività – e, in molti casi, abusato con presenza di siti di spam, thin content, link farm e via dicendo.
Da un punto di vista statistico, dobbiamo specificare che il campione del sondaggio era composto da 69 risposte fornite indipendentemente: per ottenerlo abbiamo pubblicizzato il set di domande su Twitter, Facebook e mediante e-mail. Per evitare di “sporcare” l’indagine, inoltre, abbiamo chiesto ai webmaster di fare riferimento esclusivamente agli account per cui viene pagato regolarmente un canone, escludendo quindi le registrazioni gratuite agli hosting (tipo Altervista) che avrebbero allentato il focus della nostra ricerca.
Sono emersi dati molto interessanti e, devo dire, in parte inaspettati. In prima istanza viene fuori che sul campione casuale esaminato la metà dei webmaster utilizza ben 26 hosting differenti, mentre il 22% ha dichiarato di sfruttare i servizi di Aruba. Questo dato che stride un po’ con i numerosi giudizi severi espressi tradizionalmente contro l’azienda di Arezzo, e dall’altro fa onore a Netsons (12% delle scelte), realtà emergente fino a qualche tempo fa ed ora in progressiva affermazione. Le percentuali complete sono le seguenti.
Quale hosting stai utilizzando attualmente?
- Aruba: 22%
- Netsons: 12%
- Non specificato: 6%
- Tophost: 4%
- OVH: 4%
- Altri: 52%
Mi sembra interessante notare che, al di là della “zona d’ombra” rappresentata da quel 6% che non ha voluto indicare nessuno, la metà degli intervistati sono distribuiti su una buona quantità di offerte differenti. Una “coda lunga” di piccole preferenze puntuali, tra cui annoveriamo realtà piuttosto note come Bluehost, ServerPlan, Misterdomain, Webfaction, XLogic e molti altri. Dobbiamo quindi dedurre che esiste un insieme di piccoli mercati relativo ad altrettanti provider di hosting, ma resta il fatto Aruba cattura una maggioranza relativa del mercato, essendo scelto da circa un quinto del campione.
Passiamo all’analisi della tipologia di hosting utilizzati: come mostrato nel grafico presentato, il 66% del campione dichiara di servirsi di un servizio condiviso, seguito da un 16% che ha invece optato per un servizio dedicato. È quindi evidente che il mercato degli hosting più performanti appare molto concreto, ed è spalleggiato soltanto in parte dai cloud (solo il 2%) e da ibridi quali VPS e semidedicati (rispettivamente 2% e 7%). Rimane una zona oscura, un ulteriore 7% che – di nuovo – non sembra avere le idee troppo chiare in merito: e questo mi suggerisce che molti provider di hosting non propongono offerte molto comprensibili. Presi come sono dal sottolineare la banda “illimitata” dei propri servizi, infatti, si dimenticano spesso di dichiarare la tecnologia utilizzata, il che sarebbe invece interessante (per non dire vitale) da conoscere, visto che si tratta di dimensioni di web hosting assolutamente diverse tra loro, sia come architettura che in termini di prestazioni. Buona parte dei webmaster esaminati afferma comunque di utilizzare un hosting di tipo condiviso, e potrebbe in molti casi valutare l’acquisto di semi-dedicati e VPS, anche se spesso a prezzi decisamente meno accessibili.
Inoltre la maggioranza dei webmaster interpellati sembra preferire soluzioni italiane, e solo una piccola percentuale di essi si orienta sulle soluzioni estere, anche se a mio parere queste ultime restano preferibili in molti casi, visti i rincari di prezzo che gli hoster italiani non sentono a volte neanche la necessità di giustificare. Le percentuali precise sono riportate di seguito.
Di che nazionalità è il tuo hosting?
- Italia: 77%
- USA: 9%
- Europa (escluso Italia): 13%
- Altro / Non so: 1%
In pratica tre webmaster su quattro del nostro campione si orientano su soluzioni vicine geograficamente: questo probabilmente per via del fatto che “spaventa” un po’ avere i propri dati dall’altra parte del mondo, senza contare che l’assistenza anglofona è un fattore che certamente non aiuta. Le tanto demonizzate offerte USA (9%), nonostante la distanza dall’Italia – che è un problema fino ad un certo punto – quantomeno riportano nelle proprie landing page i dati tecnici delle macchine, ed hanno un’assistenza che rispondono via chat o ticket anche in prevendita: sotto questo punto di vista in Italia siamo ancora un po’ carenti, secondo me, e viste le critiche – molto pesanti in certi casi – espresse dagli utenti del nostro campione bisognerebbe forse lavorare molto in questa direzione. In definitiva dall’analisi di questi primi dati emergono le seguenti considerazioni:
- sarebbe necessario un approfondimento più marcato inerente le diversità tecnologiche tra i vari servizi di hosting, specialmente per i webmaster freelance che tendono a doversi sbrigare molte questioni da soli;
- sarebbe inoltre opportuno diversificare gli hosting e, se possibile, provare varie soluzioni personalmente prima di esprimere un giudizio;
- bisognerebbe tenere d’occhio, infine, le nuove tecnologie del mercato per provare ad adattarle ai nostri siti, incrementando così qualità ed efficenza delle pagine offerte.
Nei prossimi giorni analizzeremo i dati rimanenti: stay tuned per il secondo episodio, quindi!