Tutto cominciò con Carosello, chi non lo ricorda? Brevi sketch televisivi seguiti da messaggi pubblicitari, tramite i quali le aziende cominciavano ad acquisire maggiore visibilità agli occhi dei consumatori. Dal piccolo spazio pubblicitario si passò poi ad ampi intermezzi televisivi e il pubblico, ammaliato dal nuovo mezzo d’intrattenimento, si abituò presto al cosiddetto spot. Era il tempo in cui la televisione godeva di un ruolo dominante nell’informazione e, sorpassando la carta stampata, influenzava – talvolta convincendola – l’opinione pubblica. Le aziende investivano dunque in questo strumento innovativo per sponsorizzare i propri prodotti e incrementarne le vendite ma, soprattutto, per costruire la propria immagine, la propria reputazione.
Poi arrivò Internet e, più recentemente, i social network e i social media. Facebook, Youtube, Twitter e molti altri nuovi canali cominciarono ad attrarre milioni di persone, affascinate dalla possibilità di creare sul web comunità legate da passioni e interessi condivisi. Questi siti mettevano a disposizione soltanto un “recipiente” ma, per la prima volta, era l’utente a decidere il contenuto: pubblicando il video della gita scolastica su Youtube o postando fotografie amatoriali su Flickr.
Come dopo un soffio di vento su un castello fatto di carte, le aziende – quantomeno quelle più accorte – si resero conto di dover ripartire da zero: il medium era cambiato e, con esso, le strategie da adottare per attrarre potenziali clienti; in particolare, i social network e i social media non dovevano essere considerati quali banali mezzi per ritrovare vecchie conoscenze ormai perdute o siti per il puro intrattenimento, bensì validi e potenti strumenti dalla duplice utilità: consolidare il rapporto con i clienti già a conoscenza del marchio e raggiungere porzioni di mercato altrimenti inarrivabili.
Tuttavia, per ottenere risultati soddisfacenti dall’utilizzo di queste nuove forme d’interazione, occorreva affidarsi a figure professionali che conoscessero a fondo le dinamiche dei social network e dei social media. Da qui, la nascita di una nuova branca del marketing collegata alle tematiche descritte fino a questo punto: il Social Media Marketing. La definizione di quest’ultimo è contenuta già nel nome, ovvero un tipo di Marketing Sociale attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, dove per “sociale” si intende una maggiore interazione tra l’azienda e il consumatore.
Tramite il Social Media Marketing, infatti, le aziende hanno la possibilità di entrare direttamente in contatto con i propri clienti, ottenendo da essi un feedback sul proprio operato e, in generale, sulla propria immagine. Attraverso il lato “social” le imprese coinvolgono il pubblico, dimostrando di essere disposte a dialogare. Una campagna di Social Media Marketing ben impostata può dunque contribuire in maniera rilevante a migliorare la percezione del consumatore nei confronti di un’azienda, favorendo peraltro il passaparola al quale ogni impresa ambisce per sviluppare e affermare il proprio business.
Essere presenti sul web è quindi divenuta una prerogativa assoluta per tutte quelle aziende che vogliono ampliare la propria rete di clienti, e il Social Media Marketing offre a tal proposito numerosi strumenti. La conversazione instaurata con i consumatori non dev’essere necessariamente costituita da un “botta e risposta” scritto; si pensi ad esempio al marketing virale: un contenuto multimediale – ad es. un video – prodotto da un’azienda e visualizzato così tante volte da far parlare di sé e, di conseguenza, dell’azienda stessa.
Una strategia analoga, sempre facente riferimento a questa nuova forma di marketing, è quella di avviare dei contest online che abbiano come risultato la partecipazione dei clienti a un’attività legata all’impresa.
Queste sono solo alcune delle possibilità fornite dal Social Media Marketing, un mercato che – proprio in virtù della sua recente comparsa – rappresenta una miniera d’oro per chi è disposto a dedicargli tempo e risorse.
Per citare soltanto alcune tra le aziende impegnate in campagne di questo tipo, basti pensare a McDonald’s, Mondadori e CocaCola, grandi marchi che si “danno battaglia” cercando di guadagnare un semplice “mi piace” su Facebook o un pollice in su su YouTube.
Insomma, occorre “armarsi” di pc o tablet: il futuro delle aziende dipende sempre più da un click!