Il tuo blog è un tempio, la tua sacra Casa nel Web come lo sono le dodici dei cavalieri d’oro di Atena, ma hai previsto dei pilastri per sostenerlo oppure è più diroccato che neanche fosse passato Pegasus a prenderlo a cazzotti? Cosa dicono le tue statistiche?
Il posizionamento sui motori di ricerca di un blog o di un progetto editoriale passa in maniera massiccia attraverso il concetto di risposta a una query di un utente, probabilmente anche più di un sito di e-commerce dove il ROI di una parola chiave è dettato dal margine di guadagno della stessa, non dal numero delle visualizzazioni.
Sul blog puoi spaziare, ogni post può (e deve) bruciare il proprio cosmo fino ai limiti estremi della soddisfazione dell’utente. Vero possessore di quest’arte, che neanche il Settimo Senso, è a mio modesto avviso il conosciutissimo Salvatore Aranzulla.
Ha identificato un target, un utente-tipo, ed è forse il migliore in Italia a mettere in raccordo la propria risposta a una esigenza. “Ma scrive all’interno di Virgilio, non vale!” già sento dire, sarà pure, ma tu hai pensato a un piano editoriale SEO friendly, prima di puntare il ditino sentenzioso?
Il concetto di Pillar Article per la SEO
In realtà l’idea di pillar article per sostenere il blog tramite il canale Search è vecchio come il maestro dei Cinque Picchi, almeno per i tempi del Web (ne parlava nel 2006 Yaro Starak, ripreso poi dal nostro Tagliaerbe nel 2009).
Eppure, vuoi forse l’esplosione Social che non solo ha aperto un nuovo canale di Marketing, ma ha cambiato radicalmente il modo di usufruire alle informazioni – in modo molto più rapido ma anche confusionario – quello che vedo spesso, quando faccio consulenza SEO per portali editoriali, è questo:
Si tratta delle visualizzazioni di pagina di un tipico post da blog senza pillar article. Lo chiamo “pinna di squalo”, ti procura l’euforia nell’analytics per poi inabissarsi come nel peggiore dei remake.
La quasi totalità di questi accessi viene dal canale Social, che per carità, va benissimo ma tornando alla metafora iniziale, si è mai visto nei Cavalieri dello Zodiaco un tempio senza colonne? Ripeto, prima che ci passassero Pegasus & Co.
Inoltre, un tipo di piano editoriale che si sorregge unicamente sugli “squali” è condannato a doverne tirare sempre di nuovi dal cilindro, altro che coniglietti batuffolosi.
Ribadisco, gli squali per il grande mare Social li devi liberare, guarda razza di squalo balena che ha tirato fuori il nostro Riccardo Esposito con il caso Moncler. Eppure, per stessa ammissione del buon Ric, si tratta di un “caso” e stiamo parlando di uno dei migliori copywriter e autori sul panorama del Web italiano (che marketta eh?).
Pillar Article, come sorreggere il tuo tempi..ehr blog
Quello che vorrei vedere più spesso nei portali editoriali (si, anche se alla fine questo vuol dire meno consulenze per me o altri SEO :P) è questo:
Un’onda rilassante, altro che terribili squali, di un post ben posizionato su una query che genera visite continue nel tempo. Ci sono naturali reflussi (in questo caso il solito weekend) ma le visualizzazioni sono costanti, perché si è andati a rispondere a una esigenza specifica meglio di altri – almeno per Google.
Ora, non ti dico di doverti scervellare per pensare a ogni tuo post come a un pillar article per la SEO fino a farti sanguinare gli occhi come Sirio il Dragone.
In base alla grandezza del tuo progetto e della nicchia di riferimento, potrebbero bastarne anche una manciata per darti quella tranquillità da onda tropicale.
E poi certo, se vuoi puoi buttarci dentro gli squali, in un’ottica di marketing mix (e di plot cinematografico di bassa lega).
Tu cosa ne pensi? Quali sono i pillar article del tuo blog?