Sono peccati di grammatica, sbagli di ortografia, falli di punteggiatura, errori di scrittura. La differenza sta nel modo in cui si commettono: sono soltanto sviste o siamo convinti di quel che scriviamo?
Per rimediare alla distrazione, sarà sufficiente fare più attenzione alla revisione dei testi.
E per sopravvivere all’errata convinzione, è meglio ripassare qualche regola.
Errore o refuso? Sbagliare ha vari nomi
Spesso confondiamo l’errore con il refuso: meglio approfondire.
Il refuso è un errore tipografico, di composizione o stampa, che mostra lo spostamento o lo scambio di lettere o segni. Può essere causato da una collocazione errata dei caratteri nella cassa se composti a mano, da un errore del tastierista o da un difetto meccanico.
L’errore (di grammatica, ortografia, ecc.) non rispetta le regole della lingua italiana.
Grammatica e ortografia
Prima di tutto chiariamo quali sono gli errori grammaticali e quelli ortografici.
La grammatica raccoglie le regole della lingua, dalla pronuncia alla scrittura, la morfologia e la sintassi.
- Morfologia: “[…] lo studio della flessione, della composizione e derivazione delle parole, della determinazione delle categorie e delle funzioni grammaticali, e quindi degli elementi formativi, desinenze, affissi e alternanze qualitative e quantitative […]” (voce Morfologia, in Treccani.it).
- Sintassi: “si occupa dei fonemi, morfemi e vocaboli non presi per sé stessi, ma calati nel contesto della frase” (voce Sintassi, in Treccani.it).
L’ortografia identifica la correttezza delle parole: accuazzone, ad esempio, è un errore ortografico (va la cq).
La d eufonica suona bene se…
È inserita nella preposizione o congiunzione che mostra la lettera uguale all’iniziale della parola successiva, come
- ad arrivare
- ed elementi
- od ostacoli.
Sono entrate nell’uso comune le espressioni ad esempio, ad eccezione, ad ogni morte di papa.
Meglio evitare la d eufonica quando
- la coppia iniziale delle lettere di una parola sono uguali alla congiunzione/preposizione che la precede, come ad esempio od odori, ed editti, ad adorare, perché queste unioni appesantiscono l’espressione e infastidiscono la lettura
- la parola che segue è un nome proprio: non è errore, ma gli esperti consigliano di farne a meno (ad esempio la forma corretta è e Enrico)
Di o a?
Sembra una differenza sottile, ma utilizzare con alcuni verbi la preposizione a o la di può cambiare il senso di una frase. Ecco un esempio.
“Paolo ha convinto Stefano a scrivere”: il verbo all’infinito ha come soggetto Stefano, che inizierà a scrivere.
“Paolo ha minacciato Stefano di scrivere”: il verbo all’infinito ha come soggetto Paolo, che probabilmente scriverà a meno che Stefano…
Questo vale anche per i verbi aiutare, autorizzare, convincere, incitare, incoraggiare, indurre, invitare, ispirare, istigare, obbligare, persuadere a; informare, convincere, persuadere di.
L’accento
Esistono due tipi di accenti:
- quello acuto: é, ó (perché)
- quello grave: à, è, ì, ò, ù (cioè)
L’uso dell’accento è indispensabile soprattutto per distinguere preposizioni, verbi, pronomi, ecc. come
- dà (verbo dare) e da (preposizione semplice)
- lì (avverbio di luogo) e li (pronome personale)
- là (avverbio di luogo) e la (articolo determinativo o pronome)
- né (congiunzione) e ne (avverbio o pronome)
- sì (avverbio) e si (pronome riflessivo)
- sé (pronome) e se (congiunzione) (con stesso è a tua discrezione aggiungere l’accento al se)
- tè (bevanda) da te (pronome)
Errori in generale
Con l’aiuto del blog Comunicare sul web riassumo gli errori che spesso si commettono e che purtroppo non perdonano.
- Affatto indica la completezza: usato con una negazione significa per niente (“non mi piace affatto” = “non mi piace per niente”). Quando è solo (meno comune), afferma (“mi è affatto simpatico” = “mi è proprio simpatico”)
- Uncon apostrofo è utilizzato solo davanti a sostantivi femminili
- Cuinon può sostituire il soggetto o il complemento oggetto. Va, inoltre, sempre preceduto da una preposizione (di cui, con cui, per cui, ecc.)
- Utilizza lui e lei, egli, ella e loro solo per le persone. Indica gli animali con esso, essa, essi ed esse
- Il pronome gli si riferisce a un sostantivo maschile o a un plurale. Usa le, se parli di un termine femminile
- Invece è superfluo dopo il mentre
- Evita il pronome lui nei testi, quando puoi sostituirlo con egli, un nome proprio o altri sostantivi
- Non è corretto utilizzare articoli davanti ai nomi di persona. Fanno eccezione il plurale (gli Scipioni), l’aggiunta di un aggettivo (il grande Michelangelo), il riferimento a titoli di opere (l’Amleto), la sostituzione di un’opera d’arte con l’autore (un Caravaggio)
Altri errori comuni
- D’accordo, tutt’altro e po’ vogliono l’apostrofo
- Qual è non lo accetta
- Il verbo corretto al condizionale è stesse, non stasse
- Purtroppo vuole la r e non la l
- Ognuno odia la i
- Soprattutto ama le t e ne utilizza due coppie
- Né congiunzione e sépronome utilizzano l’accento acuto
- Lo stesso vale con il perché, il poiché e gli altri amici
- A è inerente a B, non inerente B
- Affianco è corretto solo se lo utilizzo come verbo in prima persona, altrimenti si scrive a fianco come indicazione di luogo.
- A gratis è una forma errata, quella corretta evita la preposizione.
Hai altri errori da condividere? Scrivici nei commenti e arricchisci il nostro Vaso di Pandora.
Nel prossimo post parlerò delle espressioni comuni utilizzate in modo errato, seguici!