Per tutti quelli che sono vissuti nelle trincee del marketing online per anni, la questione sul chi fidarsi può apparire sciocca. Noi tutti abbiamo cercato risorse di un certo tipo piuttosto che di un altro, e probabilmente ci siamo costruiti una nicchia di preferiti sulla base di esperienze passate. Io ho condiviso alcune delle mie fonti selezionate in passato e (consciamente ed inconsciamente) sono stato condizionato nella scelta dando fiducia ad alcuni piuttosto che altri.
Ma per coloro che sono nuovi nel settore della web analytics, del social media marketing o SEO o una miriade di altri ambiti, questa è una vera e propria sfida. Prendiamo il caso di una domanda posta in un sito di QA (domanda e risposta) di questi giorni:
Come fai a distinguere quelle che sono informazioni spazzatura rispetto a consigli SEO di qualità? Procedi semplicemente per tentativi? Mi sembra che se una persona trova informazioni SEO di qualità, difficilmente andrà a condividerle. E’ tutto un “si ottiene in base a quel che si paga”.
Ho notato e sentito parlare di questa prospettiva una dozzina di volte ormai. Come l’assunto “la miglior compagnia SEO nella mia città è probabilmente quella che si posiziona prima per la coppia nomecittà+SEO”. Ad un primo impatto sembra avere senso, ma ad un analisi approfondita perde qualsiasi sembianza di cosa logica.
Il ragionamento è lineare; SEO significa essenzialmente buoni contenuti e buone referenze. Condividere in modo aperto, onesto, dando valore ai propri contenuti, produce risultati in termini di links, reputazione, referenze e clienti che non si potrebbero avere rimanendo nascosti ed in silenzio. La partecipazione ad un ecosistema professionale garantisce molto più valore della caccia a “scoperte segrete”, soprattutto quando questi segreti vengono condivisi da altre parti, nell’immenso campo di gioco che è il web.
Ma ipotizziamo che tu sia completamente all’oscuro di questo campo. Avrai bisogno di spunti che ti aiutino a distinguere il grano dal loglio (una pianta infestante). Nel web, quelli che seguono sono modelli abbastanza validi da considerare:
Quando un pezzo di contenuto (o un sito intero) cade nella colonna destra dell’inaffidabilità, noi tendiamo ad rifiutare e informazioni proposte. Quando invece cade nella colonna di sinistra, affidabile, istintivamente assegniamo credibilità a ciò che stiamo valutando.
Ci sono un sacco di modi per guadagnare fiducia ed una grande quantità di valore che ne deriva di conseguenza. I tassi di conversione aumentano. Links, citazioni, referenze e condivisioni sociali. La propensione alla viralità cresce. La probabilità di guadagnarsi un abbonato o un seguace o un fan (in tutti i sensi che questi termini esprimono) aumenta. Creare fiducia è come aggiungere una percentuale extra in cima ad ogni attività di marketing che intraprendiamo.
Così, quando un SEO se ne esce per chiedere aiuto nel raggiungere una posizione migliore nelle SERP, o un social marketers vuole sapere come ottenere maggior traffico e fans su Facebook o Twitter su un sito come questo:
mi chiedo… Perchè mettere il carro davanti ai buoi?
Gli utenti del web si allenano grazie alla loro esperienza di vita, online ed offline, nel distinguere ciò che è affidabile da ciò che non lo è. Quando entriamo in un nuovo ambito del web, useremo gli stessi segnali per valutare quindi possibili risorse e canali utili. E allora perchè, una volta messo in testa il cappello del marketing, torniamo certe volte a spendere migliaia di dollari per una campagna di linkbuilding, evitando di inserire nelle fondamenta del nostro successo fattori come l’affidabilità del nostro sito e del nostro brand?
Un uomo saggio una volta disse: “Smettiamo di mettere il rossetto sui maiali cercando di venderli meglio”. Non potrei essere più d’accordo.
Articolo liberamente tradotto da: “Proving Trust on the Web” di Rand Fishkin, SeoMOZ