Se sei un designer e lavori nel mondo del digitale avrai sicuramente sentito parlare dell’evento che è andato in scena dal 27 al 29 ottobre 2016 a Milano: stiamo parlando dei DIGITAL DESIGN DAYS, e il team di Webhouse non poteva non mandare un rappresentante (ovvero la sottoscritta) a dare un’occhiata 😉
Le aspettative non sono state deluse per la qualità degli speech e dei loro relatori, che comprendevano grandi realtà affermate, ma anche studi più piccoli, che si destreggiano nel mercato del digitale.
Nella suggestiva location di via Tortona a Milano, il moderno hotel Nhow è stato allestito a dovere per accogliere l’alta affluenza di giovani creativi. Dopo un primo momento in cui mi sono trovata un po’ spaesata per aver ricevuto alcune informazioni sbagliate, sono riuscita a destreggiarmi all’interno delle stanze in cui si sviluppava la manifestazione. Non solo erano presenti due sale per gli speech (Aqua e Purple Room), ma era possibile curiosare in giro tra le installazioni e partecipare ad alcune attività come il Live Painting (una grande parete adibita a “tela” che poteva essere dipinta dai passanti) oppure addentrarsi in un altro mondo testando la nuova tecnologia di realtà aumentata.
Il primo speech a cui ho avuto modo di assistere è stato quello dello studio di animazione NERDO: i ragazzi ci hanno mostrato la loro storia e l’evoluzione del loro studio andata di pari passo con il mutamento della società. Tutto è nato a partire da un garage di 15 mq (come va tanto di moda per le menti geniali 🙂 fino ad espandersi in un grande spazio di 200 mq con 14 postazioni e una sala riunioni, con la scelta di rimanere a lavorare nel mercato italiano poiché lo hanno sempre ritenuto un plus. Questo ci insegna a credere nei propri progetti e provarci fino in fondo, ma il punto focale della presentazione resta un fantastico video realizzato da loro in collaborazione con la Sound Agency Smider, video che ha aperto i cosiddetti DDD: qualche minuto di presentazione con tutti i nomi dei relatori, inseriti in un contesto ispirato ai videogiochi vintage, con colori accesi, diverse citazioni dei videogames più famosi anni Ottanta, alla ricerca di una personalizzazione di ogni schermata.
Un’altra relatrice dal respiro più internazionale è stata Giorgia Lupi di Accurat, la quale ci ha illustrato in un melodico inglese newyorkese, il mondo del Data Visualization, ovvero come dare un senso ai numeri, poiché essi non sono solo numeri ma rappresentano altri concetti: una sorta di Rinascimento della visualizzione dei dati che va oltre le infografiche e che ha l’obiettivo di tradurre e abbracciare la complessità del mondo. I concetti devono avere e hanno nella loro visualizzazione diversi livelli di esplorazione a partire da un’inquadramento generale per poi zoommare nei singoli elementi che compongono la grafica.
Entrando nel mondo che più ci appartiene del Web, ho assistito alla presentazione dell’Interactive Web Agency Vergani&Gasco, i cui componenti ci hanno mostrato diverse case history della loro esperienza online. Nei loro siti troviamo un forte impatto iniziale che viene però sostenuto da uno studio attento e curato anche in tutte le pagine interne, utilizzando molto animazioni in Ajax con effetti fluidi, senza impattare negativamente sui motori di ricerca. [ad esempio http://www.stylenovels.com/it/]
L’ultimo speech di cui vi racconto è l’interessante percorso dell’agenzia Thinking About di Perugia: anche questi ragazzi hanno cominciato a farsi strada nel mercato digitale sgomitando in numerosi contest creativi, per crearsi il proprio posto all’interno di un mondo digitale in continuo cambiamento. A un certo punto hanno dovuto però scegliere: vogliamo essere un Design Studio o una Production Agency? Ed è li che hanno dovuto necessariamente confrontarsi con sé stessi e con il mercato che li circondava per decidere cosa fosse meglio per la propria situazione. Nel loro caso hanno capito che un sito web da solo non basta ma che anzi la frammentazione può diventare un’opportunità. È da questa convinzione che hanno cominciato un nuovo cammino pensando al di fuori del brief: spesso il cliente non sa cosa vuole, ma l’obiettivo finale resta entrare nella vita delle persone creando un’esperienza. Dunque quello che ci insegnano è che bisogna cercare di coinvolgere la persone in tutti i punti di contatto con il brand e capire quale sia il proprio valore aggiunto, a partire da una cultura interna aziendale.
Sicuramente la prima edizione dei Digital Design Days di questo 2016, è stata ricca di personalità e di case history dalle quali possiamo trarre diversi insegnamenti, oltre che momenti di networking grazie alla presenza di moltissimi giovani creativi e designer del digitale.
Siamo curiosi di vedere cosa ci aspetta per l’edizione del 2017 😉