I microdati non saranno le nanomacchine del cyberpunk ma sono ugualmente affascinanti, almeno agli occhi cerchiati di nero di un SEO che nemmeno L di Death Note.
Inserirli all’interno del codice del tuo sito aiuta i motori di ricerca in quanto stai fornendo loro informazioni aggiuntive trasparenti e non ambigue.
Perché, una volta tanto, ho scritto “motori di ricerca” e non solo “Google”? La risposta è Schema.org, il dono del fuoco che gli dei Bing, Yahoo, Yandex – e appunto Google – hanno concesso a noi SEO delle caverne.
Inserire i microdati in un sito: il video
Senza arrogarmi la baldanza di un Prometeo, mi sono dilettato in questa prima video pillola SEO per Webhouse, mostrando in pochi minuti un caso di applicazione dei microdati.
NOTA: Siccome faccio sempre il disinvoltello a voce, un piccolo appunto nato da uno scambio di battute con Davide e Salvatore in post-produzione.
Microdati: Quelli che Google chiama “dati strutturati” nel suo Rich Snippet tool, mostrato anche nel video, non sono sempre visibili agli occhi dell’utente ma – surprise! – non si tratta di testo nascosto, anzi.
Rich Snippet: La rappresentazione grafica presente in SERP dei microdati inseriti. Nel caso del video si può parlare ancora soltanto di microdati in quanto non appare nessun segno sulla pagina dei risultati di ricerca.
Un es. di rich snippet sono le stelline delle ricette di cucina direttamente in SERP – e al momento, uno dei pochi casi in cui li vedo applicati abbastanza spesso.
E ora, la parola a te, che esperienza hai avuto con i microdati?