La SEO, la Search Engine Optimization, è una specie di pietra filosofale. Fra gli addetti ai lavori/alchimisti è conosciuta quanto interpretata mentre tutto-il-resto-del-paese o ignora cos’è e vive bene ugualmente (almeno finché un competitor non ne trae beneficio) oppure crede si tratti dell’ennesimo spreco di tempo a smanettare sul Web – per colpa di un cattivo SEO.
Pochi cavoli, la realtà italiana di tutti giorni è questa. Ogni tanto capita che un giornale mainstream come Panorama o più di nicchia come Millionaire ne parlino suscitando un vespaio di polemiche per le evidenti inesattezze rilevate. C’è anche chi, come Andrea Scarpetta, si prodiga a esprimere in maniera più esaustiva il concetto riuscendo nel miracolo-social di ottenere attenzione da settori che di solito snobberebbero gli addetti ai lavori (well done!).
Come diventare SEO, imho
Tutto bene quel che finisce bene? No, perché ti pare che dopo le polemiche per la Link Building da hipster e la successiva doppia intervista non intervenivo a dire la mia?
Raptor filosofi a parte, sento di dire il mio umile parere di lavoratore del Web. Perché di questo si tratta, lavoro. Yep, la SEO non è né uno smanettare tutto il giorno davanti il PC ma nemmeno la mano santa di Re Mida da tenere attaccata al collo sotto la giacca-e-cravatta quando si va a fare i fichi ai business meeting.
Si tratta di un dannato lavoro, molto specializzato ok, molto di concetto ok, molto “immateriale” ok. Ma IMHO da svolgere con passione artigianale.
Perché fare SEO
La prima cosa da chiedersi è: perché? La domanda si pone su due piani di lettura: perché fare (operazioni di) SEO e perché fare (il) SEO.
Nel primo caso, la risposta non è tanto scontata e rientra nel fine ultimo di questo lavoro: per aumentare la visibilità di un sito sui motori di ricerca a scapito dei competitor con l’obiettivo di far compiere l’azione prefissata all’utente che ci ha trovati per rispondere a una sua esigenza.
Schematizziamo la situazione-tipo:
- L’utente ha un bisogno di – comprare delle scarpe – e fa una ricerca specifica sui motori;
- il MDR gli restituisce una serie di risultati, studi dimostrano che l’utente cliccherà non oltre la prima pagina;
- il titolare di un’attività di settore ha necessità di essere più visibile rispetto la concorrenza per vendere di più.
Qui entra in gioco l’operazione di SEO. All’essenziale questa gioca a favore della visibilità. Ma tutto questo è limitante.
Infatti, entrano in gioco tutta una serie di fattori affini che possono far saltare il banco: il sito non è funzionale, è poco chiaro, non sembra affidabile fino al caso in cui l’utente non gradisce le scarpe proposte dall’attività che abbiamo reso più visibile.
Quindi la SEO è solamente un ramo dell’attività più in generale del Web Marketing e non può ignorare assolutamente le competenze o le collaborazioni con gli altri rami dello stesso albero. Hai mai visto una fronda fluttuare fine a se stessa? Gli alberi di Minecraft non contano.
Nel secondo caso, perché fare il SEO. Rispondere “è un lavoro nuovo dove non c’è crisi” oltre a essere riduttivo è fuorviante: essendo una attività di Marketing è strettamente legata all’andamento dei vari settori del mercato.
Purtroppo, come il vecchio Kotler non smetterà mai di evidenziare, quando c’è una crisi viene tagliato il budget all’unico settore che potrebbe far uscire l’attività dai guai grazie alla sua invettiva: quello pubblicitario.
Se si ha passione per il Marketing, le scienze sociali (why not), l’analisi, il pensiero laterale e si, un po’ di sano smanettamento da nerd ci sta, allora si, hai già un’ottima base per diventare SEO.
Se la risposta è “perché voglio fare soldi” non ti dico che è una risposta sbagliata, forse lo è il Paese (se intendi un fottio-fottio-fottio di soldi). L’ottimo Andrea Scarpetta ha approfondito meglio questo aspetto nel suo post.
5 cose che devi sapere per diventare SEO
Andiamo a noi, non ti ho ancora detto come diventare SEO ma sicuramente come avrai capito non c’è una formula segreta, un corso di studi prefissato o un concorso pubblico nazionale. Se mai ci fossero queste buros-follie, pronto anch’io con la valigia.
Ma vale la pena riassumere in 5 punti cosa, secondo me, è importante per iniziare ad addentrarsi nella materia.
Nota bene: è la dinamica di come io sono entrato in campo e continuo ad operare ogni giorno. Insomma, non è solo una mera lista come tante 🙂
1) Documentarsi: come ho già detto, fortunatamente non esiste un percorso prefissato. Secondo me sarebbe anche insensato, si tratta di una materia che ha novità e aggiornamenti importanti ogni 6-12 mesi, siamo molto più flessibili della rigidità accademica tradizionale.
Per documentarsi ci sono centinaia di blog italiani e stranieri e altrettante liste dei migliori di questi. Leggete entrambi: gli italiani per avere il polso della situazione del nostro mercato, gli stranieri per essere aggiornati prima che le novità ci arrivino fra capo e collo (una delle poche fortune di lavorare in Italia in questo settore è che, di solito, le innovazioni arrivano qualche tempo dopo).
Ogni mattina spendo un’ora buona a leggere il mio Google Reader: dicono che i feed RSS sono morti ma senza di loro non avrei la personale “rassegna stampa” che ho organizzato da prima di fare SEO “pura” dopo esperienze come Web Editor.
Se giustamente preferite un confronto de visu ci sono decine di corsi e – non ne faccio mistero perché sarebbe cretino – anch’io ne tengo e ne sono coordinatore. sono utilissimi per tenersi aggiornati, avere un momento di confronto e per andare al punto 2.
2) Socializzare: non siamo cavalieri solitari come il Lupo dei mitici libri-game. Conoscere e interagire con gli esperti del settore è fondamentale sia per farsi conoscere sia perché il dialogo è a due voci. Nel Web questa potenza è moltiplicata. Inoltre, se si è alle prime armi, tirar su il proprio sitarello di servizi SEO e aspettare che arrivi qualcuno come al banco della psicologia a 5 cent di Lucy dei Peanuts non ha senso.
Socializzare permette inoltre di conoscere realtà lavorative interessanti e dalle quali puoi iniziare a fare questo lavoro apprendendo giorno dopo giorno. A me è capitato così. Essere freelance è fico ma una parentesi di “cantera” può arricchirti molto.
Se posso, investo molto per partecipare a più eventi possibili ma fosse anche un aperitivo fra addetti ai lavori: le migliori idee e scambi di opinione avvengono IMHO in un contesto informale.
3) Sperimentare: sono belli, bellissimi tutti i corsi e le discussioni SEO dove critichiamo o accogliamo con gioia le novità dei motori di ricerca. Supercazzola. Poi tocca sperimentare – mai con i siti dei clienti però – e vedere come le nostre azioni SEO incidano o meno rispetto alle centinaia di fattori e soprattutto alla nicchia di mercato di riferimento.
Ritagliarsi un po’ di tempo per sperimentare su progetti personali non è mai uno spreco.
Se la mia giornata fosse di 48 ore, le 24 ore di “bonus” le dedicherei alla sperimentazione. Si ok, è un’uscita da secchione, ma mi fremono le mani a vedere quanti domini/progetti/casi studio vorrei avviare e riesco a farne solo una piccola parte. Ed è sempre quella che mi da più informazioni dirette.
4) Sbagliare: sai quante cappellate micidiali ho fatto e continuerò a fare? Hai presente i vecchi Cavalieri dello Zodiaco? Ce ne era uno fra quelli d’argento che si vantava di non essere mai stato ferito: un fulmine di Pegasus e stava gonfio per terra.
Sbagliare aiuta un sacco e non è la classica massima da Maestro dei Cinque Picchi. Tanto comunque, con tutte queste innovazioni dei search engine capiterà presto o tardi uno scivolone. E allora i punti 1, 2 e 3 torneranno sempre utili.
Di recente mi è capitato un piccolo scivolone durante un corso: per fortuna che un altro dei relatori mi ha corretto subito dopo. Avrei passato, anche se era una piccolezza, una cosa non corretta al 100%. L’unica percentuale che dovrebbe essere così alta è la concentrazione!
5) Ricominciare: ricordi l’odiosa voce dei vari House of the Dead che stava sempre a dirti “reload” perché avevi scaricato tutte le pallottole addosso agli zombie? Io continuo a sentirla mentre faccio SEO e non solo per insanità mentale.
Ricominciare, rivedere, ri-applicare sempre i punti 1-2-3 e anche 4. E saprai come diventare SEO.
Due professionisti che considero dei maestri sono Francesco De Francesco e Adriano De Arcangelis (con cui lavoro).
Il primo mi colpì ad un corso dicendo che non puoi considerarti SEO se non hai posizionato centinaia di siti. Il secondo di recente ha tirato fuori una “regola delle 10.000 ore” dopo le quali puoi sentirti sicuro e cominciare il percorso per cui ti sei allenato.
Hai voglia di mettere la cera e togliere la cera, SEO-san.
Io vado subito, nel frattempo se vuoi dire la tua.. qui sotto!