Questo post è abbastanza atipico, perché va a scavare nella mia storia personale e professionale. Non voglio e non posso mettere giù una guida su come diventare un correttore di bozze, per il semplice fatto che non esiste una ricetta magica: si tratta più che altro di un percorso fatto di esperienze, passioni e incontri. E perché no, coincidenze.
Come sono diventata correttrice di bozze
Subito prima di laurearmi in lettere classiche, avevo già deciso di non voler fare l’insegnante. Probabilmente lo sapevo anche prima di iscrivermi, ma non lo dissi a nessuno per non fare andare in ansia i miei genitori.
Ma cosa potevo mai fare? Ho intrapreso un corso di laurea che notoriamente non lascia accedere a mestieri particolarmente remunerativi come potrebbe essere medicina o ingegneria, quindi volevo che il mio lavoro almeno fosse un’attività piacevole. Come si dice: povera ma soddisfatta!
Sono partita da quello che mi piaceva fare.
Oltre che scrivere, ho sempre amato leggere. Motivo per cui decisi fin da subito di voler entrare nel mondo dell’editoria.
Il mio sogno era diventare un editor. Mandai candidature spontanee a tutte le case editrici della mia città, ma non solo proponendomi come stagista per imparare, perché fin da subito mi era chiaro che il mestiere del correttore di bozze si imparava sul campo. A onor del vero pochi mi risposero, nonostante fossi disposta a lavorare a titolo gratuito pur di imparare, e quelli che lo fecero scrissero che al momento non cercavano nessuno.
Un giorno però mandai una mail ad una casa editrice della mia città, la Dario Flaccovio Editore, sottolineando quanto mi piacesse la loro collana dedicata al teatro latino e greco. Mi rispose l’amministratore delegato spiegandomi che “forse” avevo sbagliato Flaccovio, che la loro casa editrice si occupava soprattutto di editoria tecnica. Alle prime righe della mail volevo sprofondare, ma con mia grande sorpresa concludeva dicendo che, se avessi voluto, mi avrebbero fatto un test per valutare la mia capacità di correggere i testi.
La prova di correzione testo
Qualche settimana dopo mi chiamarono per un colloquio e mi misero davanti un testo di prova su cui dovevo fare delle correzioni. Un testo abominevole, ancora oggi ci penso e rabbrividisco. Due giorni dopo consegnai il mio test a quella che poi sarebbe diventata la mia supervisor nonché maestra e una delle mie più care amiche.
Credo di essere stata la persona che più l’ha tartassata di domande nella sua carriera: mi ha insegnato tutto, con pazienza e amore per il suo lavoro. E le devo moltissimo, sia a livello professionale che umano.
Quindi di primo acchito se dovessi rispondere alla domanda “come diventare correttore di bozze?”, direi che è necessaria una guida che ti insegni a lavorare. I corsi e i libri valgono fino ad un centro punto. L’esperienza fa tutto il resto.
La mia collaborazione con loro cominciò a farsi serrata, fino a che non mi proposero di entrare a far parte del team in maniera stabile. Ho fatto parte della famiglia Dario Flaccovio per 5 anni, fino a quando non ho deciso di andare per la mia strada e dedicarmi in tutto e per tutto al copywriting.
Cosa serve per diventare correttore di bozze
Tralasciando la mia storia personale nella speranza di non averti annoiato, ecco quali secondo me sono le capacità per diventare un bravo correttore di bozze:
- conoscere alla perfezione la grammatica italiana;
- occhio attento ed allenato (il refuso è sempre in agguato);
- essere curiosi (ti capiterà di approfondire argomenti quanto mai improbabili);
- appassionarsi a qualunque argomento (perché te ne potrebbero capitare di ogni tipo);
- elasticità mentale (tanta, ma tanta);
- pazienza;
- diplomazia (se devi mettere le mani sui testi altrui, devi avere questa dote).
Gli strumenti del correttore di bozze
Forse sarebbe meglio fare un passo indietro e chiarire la differenza tra correzione di bozza ed editing citando uno dei blog più importanti sulla parola, Il mestiere di scrivere:
“La bozza è la fase finale di un processo di editing e revisione dei testi, quindi si presume che non debba più contenere errori formali ma soltanto sviste nella digitazione. Nella realtà, però, spesso i due piani si confondono e si sovrappongono. Quindi un povero correttore di bozze si troverà anche a fare un lavoro di editing, così come a volte accade che chi rivede una traduzione da una lingua straniera debba praticamente riscriverne intere porzioni. Vediamo le differenze. L’editing è un intervento sul testo. Serve a migliorarlo, a eliminarne i difetti, sia a livello contenutistico che stilistico. L’editor quindi lavora di forbici, di scrittura, scompone e ricombina le parti, finché alla fine non si arriva al prodotto finito. La bozza rappresenta il passaggio successivo. In teoria dovrebbe comportare solo errori di battitura. Molto spesso, però, di fronte a editing grossolani, incompiuti, si è costretti a lavorare sul testo anche editandolo. Insomma, alla fine l’editor e il correttore si bozze si sovrappongono fino a coincidere”.
Il correttore di bozze fino a qualche tempo fa si serviva di alcuni strumenti per correggere:
- righello da posizionare sotto il testo (c’era sempre qualcuno che me lo rubava!);
- penna rossa per le correzioni (la tua migliore amica);
- il testo cartaceo;
- lente di ingrandimento (non l’ho mai usata);
- umiltà.
Ma sinceramente questa è solo teoria. Nella realtà dei fatti c’è sempre bisogno di far presto per cui per lo più si interviene direttamente sul documento in Word e bisogna essere molto più allenati a cogliere il refuso e non perdere una sola parola, perché la vista si stanca più facilmente a leggere sullo schermo piuttosto che sulla carta. Senza dubbio l’aiuto del correttore automatico è una gran cosa per certi versi, per altri si rivela un’arma a doppio taglio. Io preferivo disattivarlo e affidarmi ai miei occhi.
I corsi per diventare correttori di bozze servono davvero?
Come dicevo prima, io corsi non ne ho fatti: mi sono buttata nella mischia. Se sono brava o meno non lo so. La mia cartina tornasole erano la mia supervisor e gli autori che mi mandavano mail per ringraziarmi (e sì, le ho conservate tutte).
Per quanto mi riguarda ho letto molto e ho studiato sia prima che durante gli anni di professione. Se dovessi consigliare una bibbia dell’editor, sicuramente un testo molto utile è il Manuale di redazione di Mariuccia Teroni, estremamente chiaro e utilissimo da consultare in caso di dubbi. Un altro testo è il Manuale di redazione della Edigeo, che è un piccolo e agevole vademecum che ti spiega anche come usare i vari segni della vecchia scuola.
Ma una cosa che mai deve mancare sulla scrivania di un correttore di bozze è un manuale della grammatica italiana e un vocabolario della lingua italiana. Sono questi i veri strumenti imprescindibili di un bravo editor.
Esistono dei corsi validissimi e mi sarebbe piaciuto frequentarli anche, ma lavorando non ho mai avuto il tempo. La verità è che quando diventi correttore di bozze non smetti mai di lavorare e sei in continuo esercizio: qualunque libro ti trovi a leggere, proverai un sottile piacere nello scovare refusi che sono sfuggiti ad un tuo collega oppure ti servirà per notare che quella casa editrice non fa uso dei correttori di bozza.
Il correttore di bozze oggi
Oggi come oggi, la realtà dell’editoria italiana è abbastanza in crisi, inutile nasconderlo. Quindi che fine fanno i correttori di bozza? Sono delle creature mitiche da far estinguere?
Assolutamente no, anzi, a mio parere, c’è sempre più bisogno di figure del genere nel mondo del web. Pensa semplicemente alle redazioni di giornali che si sono trasferiti online. Loro sì che avrebbero bisogno di bravi correttori di bozze.
Proprio perché il potere editoriale è diventato diffuso grazie ai blog e ai social, molte, moltissime persone si approntano professionisti della parola e diventano protagonisti di strafalcioni inguardabili. La soluzione che farebbe contenti tutti sarebbe quella di prevedere un team di correttori di bozza, perché basterebbe una semplice prova di lettura, altrimenti detto “controllo refusi”.
Ti faccio un esempio: mi sono resa conto che se da un lato sono severissima su testi altrui, dall’altro sui miei tendo a non vedere i refusi (che si fanno sempre e comunque), per cui faccio sempre leggere a qualcuno con un occhio fresco i miei testi per scongiurare brutte figure e sentirmi dire che sono una che “predica bene e razzola male”.
In conclusione penso che una nuova figura professionale potrebbe essere quella del correttore di bozze 2.0 che combatte con il suo occhio vigile e la conoscenza della grammatica italiana i refusi e gli abomini di certi testi per il web.
Buona lettura!
Ps: questo testo è stato rivisto da una correttrice di bozze! Grazie, Alessia!