La lingua italiana è ricca, ricchissima. Lo si vede dalle lettere, dalle parole, dalle infinite possibilità di accostarle e dalla punteggiatura, quell’insieme di segni perfetti che riescono a esprimere emozioni, creare suspance, modellare discorsi, puntualizzare affermazioni, definire concetti, porre domande, ecc.
«Mentre l’inventario dei grafemi e le regole della loro combinazione è stato abbastanza stabile nel corso dei secoli, lo stesso non si può assolutamente dire per la punteggiatura» Maraschio, 1995.
Tra i vari segni, per questo post ho scelto le virgolette.
Definiamole.
Le virgolette si scrivono in coppia e tra loro possono esserci citazioni, discorsi diretti, traduzioni (per questi usi vedi anche i post sul grassetto e il corsivo). Compaiono anche per identificare parole o espressioni utilizzate in modo allusivo, ironico o traslato.
Identifichiamole.
Riporto l’elenco delle possibili virgolette con un supporto dall’Accademia della Crusca.
- Singole (‘ ’): sono dette anche apici o virgolette inglesi. Non frequenti, le puoi inserire in un testo per indicare il significato di una frase o di una parola.
- Alte (“ ”): si definiscono anche doppie o italiane e puoi usarle per le espressioni particolari, che puoi identificare, in alternativa, con il corsivo. Con le alte puoi anche racchiudere i discorsi diretti e le citazioni, indicare titoli di giornali o riviste. A proposito di discorsi, per citare quelli pensati, ad esempio le opinioni, i giudizi o le supposizioni di un personaggio, sono preferibili le virgolette alte e non le caporali.
- Basse (« »): o francesi, caporali, sergenti. Utilizzale per le citazioni e per i discorsi diretti (in un testo scegli quello che preferisci tra i due tipi di virgolette, alte o basse, e sii coerente dall’inizio alla fine). Usa le alte all’interno delle caporali oppure viceversa.
Regoliamole.
- Per chiudere una frase intera tra virgolette, i punti fermo, esclamativo e interrogativo devono essere posti all’interno di esse. Il punto fermo è posto all’esterno quando il periodo è formato anche da frasi libere dalle virgolette (fanno eccezione scelte editoriali diverse).
Per intenderci, ecco alcuni esempi:
– Gli dissi: «Andiamo!»
– Mi disse: «Prendere l’aereo è la scelta giusta».
– “Cogli l’attimo.” - Per citazioni brevi, espressioni dialettali o parole straniere in un testo italiano, puoi scegliere il corsivo come alternativa (non utilizzare mai virgolette e stile insieme, sarebbe superfluo).
- Se fai parte di una redazione, scegli le virgolette in base alle sue regole editoriali.
- Non esagerare con questo tipo di punteggiatura: soprattutto nel web le virgolette sono difficili da leggere. È meglio utilizzare una corretta formattazione con corsivo, grassetto, maiuscolo o maiuscoletto. Può succedere anche di preferire l’uso delle virgolette per non faticare a trovare la parola esatta: evita questa pigrizia, per scrivere testi più chiari e comprensibili con i termini giusti.
- Il Manuale di Stile di Zanichelli permette l’uso delle virgolette per i titoli di poesie e racconti, parti di opere che dovrai citare in corsivo: ad esempio “L’urlo”, da Jukebox all’idrogeno.
- Puoi sostituire le virgolette che introducono un discorso diretto dopo i due punti con il trattino lungo ( – ).
- Un consiglio al di fuori della scrittura: quando dialoghi, il galateo raccomanda di evitare il gesto con le dita per accompagnare l’espressione “tra virgolette”.
In breve, tra virgolette si dialoga, a volte si litiga, ma è facile prevenire le discussioni se ci comportiamo con coerenza e se seguiamo questi utili consigli.
E tu usi le virgolette secondo le regole? Conosci altri suggerimenti che vuoi condividere con noi? Scrivici nei commenti!