Ok, prima che inizi a leggere so già che qualcun altro si sarà già fiondato nei commenti a schierarsi per una fazione o l’altra. Non stai per leggere un bollettino di guerra, ma vorrei fare una riflessione sul pandemonio che Bootstrap ha scatenato da quando è nato, si è evoluto ed è diventato uno strumento di uso comune per molti… Molti cosa? Webdesigner o Webdeveloper o presunti tali?
Premessa doverosa. Non odio Bootstrap. Certo non lo amo, ma vorrei spostare la discussione dal piano sentimentale al piano oggettivo, ben consapevole che non sia così semplice.
Se stai leggendo probabilmente saprai di che cosa stiamo parlando… Per chi non lo sapesse riporto la descrizione che ne dà il team di Twitter stesso (autori del framework) estraendola direttamente da Google:
Sleek, intuitive, and powerful mobile first front-end framework for faster and easier web development
Ovvero un semplice ed intuitivo strumento per il web development. Quindi già gli autori ci stanno dicendo che è uno strumento per lo sviluppo e non per il design. Replico: Sviluppo non design. Quindi sarebbe buona cosa che innanzitutto si aggiustasse la dicitura nelle conversazioni. Confesso che ogni volta che sento parlarne come la panacea dei webdesigner mi viene un brivido, puntualmente sedato dal lavoro incombente e da clienti che grazie a Dio hanno di meglio (che sia meglio è tutto da dimostrare) a cui farmi pensare. Tornando a noi mi sento quindi di dissentire con affermazioni come quella che ho letto su Dynamic recentemente secondo cui:
Photoshop non è più il centro del nostro lavoro, anzi, probabilmente serve solo marginalmente. Gran parte degli sforzi devono essere rivolti al modo in cui si dispone il contenuto sulla pagina, individuando per ogni step cosa è importante che l’utente legga e faccia e rimuovendo tutto il resto. Il framework di Boostrap in questo senso ci aiuta perchè, riutilizzando i componenti che ci mette a disposizione, riusciremo a ottenere il risultato che desideriamo in brevissimo tempo.
Ho preso questo estratto testualmente perché rappresenta bene la tesi che emergendo in alcuni ambiti del web. Si sostiene che si debba dare maggiore attenzione ai contenuti e che Bootstrap aiuti in questo. Ma la Comunicazione non è forse la ricerca della strada migliore per trasmettere un messaggio al fruitore? È mai possibile che un insieme di strutture prefatte, di elementi grafici ripetuti e di script sia sufficiente a Comunicare? È qui che si sbaglia secondo me, perché si tende ad attribuire un valore universale a quello che è di fatto uno dei tanti strumenti al servizio della comunicazione.
A che cosa serve quindi Bootstrap?
Come ogni framework che si rispetti, prendiamo Pure o UIkit, possono essere utilizzati secondo me per scopi specifici:
- La realizzazione di prototipi
- La realizzazione di interfacce di backend
- La realizzazione di applicazioni web semplici o piene di dati, come per esempio un gestionale clienti/progetti o un tool per la SEO, ad uso tendenzialmente personale che non richiedono la parte creativa ed artistica
Per il resto sono degli strumenti dai quali poter estrarre positivamente per esempio il sistema di griglie (se non si vuole progettarne uno da sè), per la nomenclatura delle classi CSS e per qualche JavaScript comodo e già pronto da richiamare. Ma in tutto questo mi sembra chiaro come il discorso comunicativo c’entri poco, non si può partire da questi fattori di sviluppo per comunicare un messaggio. Prima ci deve essere lo studio, la progettazione che porta alla definizione del miglior prodotto comunicativo possibile, anche e soprattutto attraverso la resa estetico-creativa. Il front-end deve innestarsi dopo ed affiancare questa parte ma non può e non deve sostituirla.
Con una battuta dicevo che Bootstrap è un po’ come l’industria cinese paragonata all’artigianato italiano e mi trovo d’accordo con quanto diceva il mio collega Salvatore Capolupo (SEO e Web Developer) secondo cui:
Bootstrap è pensato proprio per evitare di fare webdesign, ma per la produzione massiva è davvero insostituibile
Di fatto è così, chi cerca di ergerlo a standard o panacea del web nasconde una parte importante del discorso. È più realistico ammettere che è una scorciatoia, usata forse da qualche developer che fino a ieri usava le tabelle per comodità produttiva.