Un’estate a mare-eh! Voglia di SEOgnare-eh!
Non faceva proprio così ma il sole è così arrabbiato che nemmeno in Super Mario Bros. 3 (dai che te lo ricordi, ogni volta che mi inseguiva scattava l’ansia) e può capitare di straparlare.
Così come negli Ipse Dixit – di mai-dire-golliana memoria – SEO che ho raccolto un po’ parlando con altri addetti ai lavori, un po’ nell’esperienza di tutti i giorni. Affermazioni vere che vorrei discutere insieme: niente di tecnico come fatto in precedenza da Enrico Altavilla (qui e quo , siamo in attesa di qua) ma più “true stories” sparse sentite on e offline.
Ready to go? In fretta che la sabbia scotta!
1. Fare SEO ad agosto rende di più
Ne parlavamo qualche giorno fa con Walter Mark: gli insistevano sul fare SEO nel mese più caldo dell’anno perché – a suo dire – rendeva di più.
Beh, in teoria hai meno concorrenza perché gli altri SEO, che (sorpresa, sorpresa) essendo umani, forse sono in vacanza ma se la tua azienda è chiusa o produce alberi di natale.. le conseguenze sono facili a trarsi, più di un bagnante dalla sua sabbiatura.
Non c’è IMHO alcun motivo per cui ad agosto ci sia una sorta di power-up nascosto della SEO.
2. La SEO è immancabile in ogni strategia web
A costo di danneggiarmi che nemmeno Fantozzi quando si beccava sul piede con l’asta dell’ombrellone: NO, la SEO non è né la panacea di tutti i mali del Web Marketing né il Totti della Roma. Se hai un bed and breakfast anonimo nella Capitale e un budget risicato (una delle ultime proposte arrivate) , con la SEO non puoi sperare di scalare una SERP che è più lunga e difficile del SERPentone per raggiungere Re Kaioh.
Fai social per raggiungere le persone con una campagna ad hoc sulle tue particolarità – se ne hai – ricordando che il Marketing serve a dare valore aggiunto al tuo prodotto/servizio ma non può fare miracoli – se non ne hai.
3. Fare SEO è inutile
Ribaltamento della questione a 180° gradi tipo rovesciata di Oliver Hutton: no, caro socialcoso che pensi la SEO sia roba “da museo” (cit. dello scherzoso Rudy Bandiera ;)).
‘Sta robaccia in cui ho deciso di impelagarmi mi dà le carte per sfruttare uno dei due portali di accesso al Web: i motori di ricerca (oltre i tuoi social network). In certi settori è più utile, in altri hai più assi tu nella manica IMHO.
4. Le azioni SEO sono durature x tempo
La durevolezza delle azioni di ottimizzazione è come parlare della scioglievolezza di Lindor (anche se il cioccolato di questo periodo..): opinabile.
Dipende che tipo di attività vengono fatte, su che siti – se di pieno controllo del SEO incaricato ad esempio – ma non c’è una data di scadenza precisa anche perché ci sono fattori incontrollabili, come un nuovo upgrade o banalmente un competitor aggressivo in un determinato periodo di tempo.
Insomma, faccio il mio al massimo delle possibilità e per tenere la barra del timone il più a lungo possibile ma non posso azzardare certezze assolute. Di quelle vivono solo i Sith.
5. Fare SEO è una manipolazione anti-etica
Su SEO ed etica un maestro IMHO è Simone Righini (ad esempio in questo post sulla SEO in Italia). Ad ogni modo, questa è la critica che mi veniva mossa da un mio ex-coinquilino qualche anno fa. In pratica chi fa SEO è un manipolatore che nemmeno nella PNL.
Ora, al di là del fatto che l’ottimizzazione ha in sé un grado di manipolazione per davvero, IMHO il confine dell’etica è qualcosa di personale: ad esempio, c’è chi non lavorerebbe in certi settori.
Mi sento di dirla con Kant: “La legge morale dentro di me, il logo di Google sopra le SERP”. Era così no?
6. Ma tu non sei un programmatore e non puoi fare il SEO
Questa me l’hanno detta più volte. Qui lo dico: io non nasco come programmatore, sono un umanista con una laurea in Scienze Politiche “buona solo per saper leggere il giornale” (cit. mio professore al primo giorno di università).
Un buon SEO ovviamente deve conoscere i linguaggi Web come Gandalf le arti magiche ma a ognuno il suo: il SEO è una cosa, la programmazione un’altra.
Ci sono tanti ottimi programmatori e pessimi SEO, tanti ottimi SEO e pessimi programmatori e figure che padroneggiano più campi. Chapeau a loro!
7. La SEO deve legarsi al social
Tornando sempre alla metafora dei portali di accesso: se presidi entrambi con il tuo business allora le possibilità per te sono moltiplicate. Ma è il “DEVE” che onestamente mi pare un po’ azzardato – almeno al momento.
Ripeto per l’ennesima volta, sarà un mio limite di fantasia ma se hai un sito che fa macchine utensili forse ti serve solo la SEO senza doverla per forza legare al social.
8. I corsi SEO sono inutili
Affermazione che mi hanno rivolto più volte in quanto qualcuno lo tengo anch’io (e ne sono coordinatore per SEO Training).
Non (solo) per tirare acqua al mio mulino ma io stesso ho iniziato con un corso SEO , molto banalmente perché non avevo che qualche base all’epoca. E poi a tutt’oggi continuo a seguirne altri, per tenermi aggiornato e soprattutto per rimanere in contatto on real con gli altri professionisti del settore.
Magari certe nozioni saranno trite e ritrite ma fare network è un concetto che mai passa di moda, mica come i pareo.
9. Un buon SEO non può trascendere dalle linee guida di Google
Sounds like “un buon cristiano non può trascendere dalle linee guida della Bibbia”. In linea teorica è così ma nemmeno Ned Flanders ci riesce.
Le linee guida di Google rappresentano una dichiarazione di intenti per bocca del suo profeta Matt Cutts. In certi settori seguire tutte le regolette-regoline non ti porta davvero a nulla.
I know, con questo paragone invece ho la strada tracciata per l’inferno, forse non solo dei SEO.
10. A tua scelta
L’Ipse Dixit dieci, il numero di grandi fantasisti come Roberto Baggio lo lascio alla tua creatività e alla tua esperienza: secondo te qual è?