C’è qualcosa che accomuna webwriter, copywriter, blogger, giornalisti del web e della carta stampata: la lingua italiana, strumento fondamentale per dare forma ai pensieri, patrimonio culturale legato alla nostra storia.
La lingua italiana non è un istituto imposto da un organo superiore, ma un insieme di regole condivise e in continua evoluzione. Porosa, mutevole, flessibile, a volte spigolosa ma di gran fascino: scrivere sul web (ma non solo) vuol dire in primo luogo conoscere e rispettare le regole.
Scopriamo insieme 10 curiosità che rendono unica la lingua italiana, 10 dettagli da rispettare per evitare piccolo (e grandi) errori.
1. Un classico
Iniziamo con un classico: qual è o qual’è? La risposta giusta vede l’assenza dell’apostrofo (qual è) perché si tratta di un troncamento di “quale”, non di un’elisione. Altri casi simili: qual buon vento, buon uomo, nessun dubbio.
“Qual’è” deve essere considerato errore. Ma è un errore che ha ingannato anche un autore come Roberto Saviano che su Twitter scrisse qual è apostrofato. Per approfondire l’argomento dell’elisione e del troncamento ti consiglio di leggere questa guida alla grammatica italiana.
2. La d eufonica
Le congiunzioni “e”, “o” e la preposizione “a” prevedono l’aggiunta della “d” per migliorare la fusione con la parola successiva che inizia con una vocale. Inserire la d eufonica davanti a una vocale differente è sbagliato? C’è discordanza di pareri, ma a seguire la regola generale non si sbaglia mai: la d eufonica si usa con la stessa vocale (ed ecco, ad altri) a parte alcuni casi cristallizzati (ad esempio).
3. L’accento fa la differenza
Nel complesso mondo della lingua italiana c’è una differenza che pochi rispettano: quella tra accento grave per la vocale aperta (caffè) e accento acuto per la vocale chiusa (perché).
I comuni mortali la ignorano, ma un buon webwriter ha l’obbligo di rispettarla e onorarla. Ti serve un promemoria? Puoi consultare l’elenco stilato dall’Accademia della Crusca.
4. Lo sai che…
I punti di sospensione possono dare a una frase la giusta dose di suspense, possono nascondere affermazioni che non vuoi/puoi scrivere. Sono perfetti per dare l’idea del parlato, ma non devi esagerare. E li devi usare nel modo giusto:
- I punti di sospensione sono tre, non uno in più.
- Dopo i punti di sospensione c’è sempre uno spazio.
- Unico carattere: tra i punti non c’è spazio.
Dopo i punti di sospensione c’è bisogno della lettera maiuscola? Se indicano una pausa all’interno della frase la risposta è negativa, nel caso in cui vengano inseriti alla fine periodo si riprende con la maiuscola.
5. Entusiasto o entusiasta?
La seconda, non ci sono dubbi. Perché la parola “entusiasta” appartiene ai nomi di genere comune, parole che non hanno distinzione di genere. Tra queste possiamo elencare anche cantante, nipote, interprete, negoziante. Come si riconosce il maschile o femminile di questi nomi? Dall’articolo, dall’aggettivo che precede il nome o da altre concordanze all’interno della frase.
6. Una piccola curiosità
Quasi tutte le parole della lingua italiana hanno l’accento. Graficamente indichiamo solo quelle che lo fanno cadere sull’ultima lettera (Perù, Gesù…) o le parole composte da un’unica sillaba che possono creare confusione (“dà” voce del verbo contro “da” preposizione).
Ma ogni regola ha le sue eccezioni: il pronome “sé” vuole l’accento per evitare lo scontro con “se” congiunzione ma quando è seguito da “stesso” o “medesimo” la perde. Perché non c’è rischio di malintesi.
7. Imperativo
I webwriter conoscono bene l’imperativo perché rappresenta una risorsa fondamentale per costruire una call to action efficace, per convincere il lettore a iscriversi alla newsletter, a lasciare un commento o ad acquistare un prodotto.
Tra le caratteristiche di questo verbo abbiamo un troncamento con apostrofo di alcuni verbi in seconda persona singolare – va’ (vai), da’ (dai), sta’ (stai), di’ (dici), fa’ (fai) – che possono essere confusi con la terza persona singolare del presente indicativo.
8. Errore, ma anche no
La “e” congiunzione è stata territorio di non-errori, malintesi che la maestra segnava con la penna rossa perché così consigliavano i vecchi manuali di grammatica.
Il primo non-errore riguarda l’inizio di una frase con la “E”, una scelta che si rivela fondamentale per dare ritmo e continuità a un discorso. A seguire abbiamo la virgola prima della congiunzione: secondo Giorgio De Rienzo è utile inserirla quando si vuole dare una pausa più incisiva nel periodo.
9. Il piacere della retorica
La lingua italiana è ricca di figure retoriche, artifici che permettono al comunicatore di giocare con le parole come il polisindeto. Ovvero una ripetizione della congiunzione con lo scopo di dare particolare enfasi all’enumerazione: “Sono andato in spiaggia e in montagna e in campagna”.
L’anadiplosi è un’altra figura retorica che permette di evidenziare le parole-chiave e di ricordare ai lettori un determinato argomento. Basta ripetere una parola alla fine e all’inizio di una parte del discorso: “Io sono stanco, stanco di ripetere le cose”.
10. Sostantivi: perché abusarne?
L’ultima curiosità la dedico a un recente articolo di Luisa Carrada e all’abuso dei sostantivi. Cancellare diventa cancellazione, distribuire si trasforma in distribuzione: perché trasformare l’agilità linguistica del verbo con la staticità del sostantivo? Un testo snello ed efficace riduce (ma non elimina) l’uso degli avverbi e degli aggettivi, e preferisce una comunicazione attiva. Tesa verso l’azione.
Adesso tocca a te: vuoi aggiungere una curiosità della lingua italiana? Credi che a questa lista manchi un punto? Aggiungilo nei commenti 🙂